Umbria, il mecenate americano che fa rinascere Montecastello

Montecastello di Vibio non è di strada, non ci si passa casualmente e distrattamente. A Montecastello ci si va per scelta, salendo da Madonna del Piano a lassù in cima, a 423 metri di altezza, dentro le solide mura perimetrali, dopo una ventina di curve dolci, olivi a perdita d'occhio, querce, lecci, tigli. Un sipario verde che s'apre all'improvviso, mostrando torri, merli, bastioni. Pietre, solo pietre e nemmeno un muro stuccato male, una persiana sghemba, una ringhiera arrugginita o una antenna storta che possano guastare la visione. Fuori dalla piccola acropoli, dove il mondo si vede a 360 gradi, basta affacciarsi ovunque, la valle che domina le anse del Tevere è punteggiata di tanti casolari sobriamente conservati e anche le costruzioni più recenti, nella parte nuova prima di varcare Porta di Maggio, sembrano obbedire ad un cartello invisibile. Non disturbare. Di questo angolo di mondo, dove il massimo del rumore udibile quello del vento di tramontana che soffia tra i vicoli, si erano già innamorati, fin dagli anni '80, molti stranieri, soprattutto anglosassoni, ormai diventati montecastellesi a tutti gli effetti, ma Forrest Cordes, settantenne mecenate americano di Stone Mountain (Atlanta, Georgia), dove ha fatto, tra l'altro, il designer di gioielli, è andato oltre. Sta comperando pezzi di paese, investe di tasca sua, lo rimette a nuovo, gli ridà (ridarà) vita. Intanto il vecchio hotel "Il Castello" e l'ex caserma dei carabinieri, il bar centrale, alcune palazzine. E, naturalmente, la casa dove abita per qualche mese all'anno e dove, prima o poi, verrà a vivere. Una pioggia di dollari (nessuno quantifica, ma parliamo di molti milioni) che sta cadendo su Montecastello, per la felicità degli abitanti e della sindaca Daniela Brugnossi, ormai a fine mandato dopo dieci anni impegnativi.